Giuliano Zanchi
con
Don Lorenzo Voltolin
Aula Tesi della Facoltà Teologica del Triveneto
Data: sab 05 ottobre 2024
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18:15
La presenza pervasiva e la forza attrattiva delle immagini nella nostra civiltà sono un dato evidente. Le immagini hanno un potere simbolico che assume tratti intriganti, ancora tutti da esplorare, e che travalica una funzione semplicemente rappresentativa: le immagini creano realtà.
In fondo, era questa la posta in gioco dell’antico dibattito cristiano sulle immagini sacre, sostanzialmente rimosso dalla storia dell’arte. In quella diatriba, consumatasi a cavallo fra VIII e IX secolo, non si trattava solo delle liceità della rappresentazione di Cristo, ma della prerogativa propria delle immagini sacre (icone) di essere segno della sua presenza e, per questo, oggetto di venerazione. In quel terreno si rendeva necessario distinguere l’icona dall’idolo, aspramente interdetto dal divieto biblico. Il dibattito occidentale successivo opererà delle precisazioni teologiche che attribuiranno al sacramento il compito di mediare la presenza, ridimensionando la funzione dell’immagine e sottomettendola – più o meno – al regime della parola. Sacramento e parola sono allora i due termini con i quali argomentare il potere dell’immagine.
Sono proprio questi elementi a ritornare in campo nel contesto della cosiddetta “cultura visuale”, dell’attuale imperativo estetico e del suo crescendo infomediale: ancora una volta, l’immagine sembra fagocitare il regime della parola e agire con l’efficacia tipica del sacramento. Come saggarne le potenzialità e giudicarne le ambizioni?
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